lunedì 18 novembre 2013

Essere bambino ad Atene

Entro 10 giorni dalla nascita ogni pargoletto riceveva il suo nome, uno soltanto a cui spesso si associava quello del padre o del quartiere in cui era nato, giusto per distinguerlo dagli altri bambini chiamati come lui. La casa in cui passava i primi anni di vita, a meno che non fosse di origini nobili e quindi molto ricco, era piuttosto spoglia, senza finestre e con un cortile interno su cui affacciavano tutte le stanze. In questo cortile la famiglia si ritrovava per mangiare e pregare. I mobili erano pochi e scarse anche le decorazioni, per non attirare ladri o scatenare l'invidia dei vicini! Il bimbetto poteva giocare con i fratellini e sorelline, specialmente all'aria aperta, ma anche in casa con bambole di pezza o modellini in legno. Di notte dormiva nel gineceo assieme alle donne, vedendo di rado il padre. 
E se non impari a leggere ti do un paio di scarpate!
A 6 anni veniva iscritto a scuola; ad Atene non esistevano scuole pubbliche, ma solo istituzioni private in cui i bambini studiavano a suon di schiaffoni fino a 14 anni; imparavano a leggere, scrivere, contare e a suonare la lira. Erano però di più le ore che trascorrevano in palestra ad allenarsi nella corsa e a fare a botte. Al termine di questo primo ciclo di studi il ragazzotto poteva specializzarsi in filosofia, in scienze, in storia o in oratoria (che è l'arte di parlare e parlare e parlare per ore convincendo gli altri di avere ragione); questi studi erano molto costosi perché impartiti da insegnanti privati che conoscevano il valore del proprio lavoro. A 18 anni doveva fare il militare e, con un po' di fortuna, partecipare a qualche bella guerra. A 21 finalmente poteva pensare a mettere su famiglia! Che dite? Vi piacerebbe vivere nell'Atene di 2500 anni fa?

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